Upavasa: Cos’è il Digiuno nello Yoga, Benefici e Guida Completa alla Pratica
Il digiuno è una pratica diffusa in molte tradizioni spirituali e religiose, ma nel contesto dello Yoga assume un significato profondo. È una pratica sacra che mira a purificare il corpo e la mente, favorendo la connessione spirituale. Upavasa fa parte dei Niyama e viene usato come strumento per equilibrare le energie, facilitare la meditazione e favorire la crescita spirituale.
Significato e Origini di Upavasa
Il termine Upavasa, dal sanscrito, significa “stare vicino” (upa = vicino, vasa = stare), nel contesto yogico il digiuno diventa quindi uno strumento per avvicinarsi alla propria dimensione divina o interiore. Non è semplicemente un’astensione dal cibo, ma una pratica che coinvolge il corpo, la mente e lo spirito. Un processo sacro di purificazione e autodisciplina, mirato a equilibrare l’energia del corpo, favorire la meditazione e la connessione con il Sé più profondo. Upavasa non è semplicemente un atto fisico di non mangiare, ma una pratica che richiede introspezione e attenzione consapevole.
Secondo la scienza dello Yoga il cibo è fonte di Prana, l’energia vitale e il suo consumo ci influenza a più livelli, non solo fisico ma anche mentale e spirituale.
A livello fisico infatti il digiuno contribuisce a quel processo di pulizia interna già iniziato con la scelta di un’alimentazione sana. Digiunare infatti aiuta a eliminare tossine fisiche accumulate nel corpo, ed è da considerarsi anche come un momento di riposo per l’organismo. È come un reset per il sistema digestivo e metabolico, che può portare ad avere una maggiore energia, al miglioramento della digestione e a una pelle più luminosa. È anche stato dimostrato che il digiuno attiva processi di autofagia in cui il corpo elimina cellule danneggiate e rinnova tessuti, rallentando così l’invecchiamento.
A livello mentale attraverso il digiuno miglioriamo la nostra capacità di autocontrollo, disciplina e distacco dai piaceri fisici. La mente diventa più calma e focalizzata, soprattutto dopo qualche volta che abbiamo fatto pratica di digiuno. Le prime volte capita di avere un calo di energia, è l’accumulo tossico del nostro corpo che si fa sentire, ma dopo un pò noterete che vi sentirete più forti ed energici quando digiunate, e la pratica di Upavasa può diventare un’ottima occasione per dedicarsi ad attività che richiedono concentrazione mentale. Superare il desiderio di mangiare può rafforzare il controllo sui propri impulsi, una qualità che è essenziale nel cammino yogico e pertanto ci può essere di aiuto in altre aree della vita, migliorando la gestione dello stress e delle emozioni.
Durante Upavasa quindi la nostra energia, non essendo impegnata nella digestione, può essere rivolta alle pratiche spirituali. Il terreno che si forma durante il digiuno è fertile e adatto per lavori di introspezione, meditazione e pratica delle asana. È un’occasione preziosa per dedicarsi alla propria dimensione spirituale, alla connessione con la nostra essenza più profonda e, se ci crediamo, con il divino.
Quando digiunare:
Upavasa viene praticato in armonia con i cicli della natura, ovvero seguendo le fasi lunari. In certi giorni del ciclo lunare infatti il digiuno produce effetti migliori in quanto i liquidi del corpo sono influenzati dalla luna e questo favorisce una purificazione più profonda dell’organismo. Gli antichi yogi avevano colto questa sottile connessione sviluppando l’abitudine a digiunare in questi giorni.
In base a quando viene fatto il digiuno assume nomi diversi:
• Ekadasi: l’undicesimo giorno di ogni ciclo lunare, è il periodo che cade tre giorni prima della luna piena e tre giorni prima della luna nuova. È considerato il momento più adatto. Fatto regolarmente digiuneremo circa ogni quindici giorni. due volte al mese.
• Amavasya: cade il giorno di luna nuova.
• Purnima: cade il giorno di luna piena.
Digiunando anche in questi giorni di luna nuova e luna piena ci troveremo ad avere quattro digiuni in un mese, con Ekadasi a tre giorni di distanza da Purnima o da Amavasya. Il periodo tra i digiuni potrà essere utilizzato per seguire una dieta più leggera e favorire le pratiche dello Yoga. Ecco qui un calendario in cui sono indicate le fasi lunari per il digiuno.
Come digiunare e tipi di Digiuno:
Innanzitutto è fondamentale partire per gradi, è utopistico pensare di poter iniziare subito con un digiuno di 36 ore a base di sola acqua, non vogliamo rendere una pratica profonda ed introspettiva come questa un’ulteriore occasione per creare stress nella nostra vita. Il segreto in queste pratiche è coltivare la pazienza, iniziare gradualmente ascoltando gli effetti sul corpo e sulla mente.
Ecco quindi che abbiamo diversi tipi di digiuno da praticare:
Mezzo digiuno: Consiste nel mangiare leggero a colazione e a pranzo. Si digiuna il pomeriggio, la sera e la notte e si ricomincia a mangiare a colazione del giorno dopo.
Digiuno di solo frutta: Inizia con una cena leggera, si digiuna la notte e il giorno dopo si mangio frutta durante tutti i pasti. Si digiuna nuovamente la notte e si ricomincia a mangiare a colazione del giorno dopo. L’importante è non esagerare nel mangiare frutta ed evitare frutta pesante come ad esempio le banane (la digestione di una banana coinvolge il corpo per diverse ore).
Digiuno liquido: Inizia con una cena leggera, si digiuna la notte e il giorno dopo ci si limita a bere acqua (meglio) o al massimo dei succhi di frutta senza zucchero. Si digiuna nuovamente la notte successiva e si ricomincia a mangiare a colazione del giorno dopo. In totale saranno 36 ore di digiuno.
Digiuno completo: È sicuramente quello più estremo, consiste nell’astenersi da cibo e acqua per 36 ore. Se ben gestito è assolutamente fattibile poichè il nostro corpo ha riserve di acqua a sufficienza per sopravvivere 36 ore, tuttavia come accennavo prima è importante andare per gradi arrivando alla pratica del digiuno completo solo dopo aver fatto almeno 6 mesi con il mezzo digiuno, 6 con il digiuno di frutta e così via.
È importante cominciare a prendere confidenza con i digiuni gradualmente. All’inizio consiglio di praticare Upavasa durante una giornata in cui si ha la possibilità di stare tranquilli, senza grandi impegni, in modo da poter avere il tempo di rivolgere le energie all’interno, ascoltando quello che sta accadendo dentro di noi. Percepire e sentire le sensazioni che vengono fuori è infatti un allenamento interessante da fare durante il digiuno, per questo spesso la pratica del digiuno è associata a Mauna, il silenzio spirituale,
Come uscire dal digiuno?
Il digiuno di 36 ore non è da considerarsi un digiuno impegnativo ma è bene comunque usare qualche precauzione nel ricominciare a mangiare per riabituare il corpo gradualmente. Secondo la tradizione Yogica il Kitchari è il piatto ideale per uscire dal digiuno, è un’antica ricetta ayurvedica altamente digeribile e con azione purificante sull’organismo. Se non ci piace il Kitchari o se non abbiamo tempo di prepararlo un modo alternativo per uscire da Upavasa è mangiare frutta e verdura non in grandi quantità, oppure cominciare a introdurre cibo nel corpo con dei centrifugati,
Precauzioni e controindicazioni
Upavasa è una pratica altamente benefica a più livelli ma non è adatta a tutti, specialmente nella sua versione più rigorosa. Le persone con condizioni mediche come diabete, ipoglicemia, disturbi alimentari, o donne incinte o in allattamento, dovrebbero consultare un medico prima di praticare il digiuno. Il mio consiglio in generale è di avvicinarsi al digiuno con moderazione, ascoltando sempre il proprio corpo e rispettando i suoi limiti anche per le persone in uno stato ottimale di salute.
Conclusioni
Come abbiamo visto Upavasa nel contesto della filosofia dello Yoga è molto più di un’astensione dal cibo, è una pratica sacra che coinvolge corpo, mente e spirito, mirata a creare equilibrio, purificazione e connessione spirituale. Attraverso questa pratica, lo yogi cerca di disciplinare i propri sensi, migliorare la concentrazione e avvicinarsi alla propria essenza interiore.